A zonzo per Milano, ed eccomi in via Turati

Ci sono giornate che, tempo permettendo, intendo quello meteorologico, che non mi “permetterebbe” se brutto o peggio piovoso, di gironzolare per Milano. Si amo camminare, sono nata in una città dove si deve camminare e non solo, ma anche fare scale e scalini, quindi andare solo sul piano è semplice anche se ci sono i passaggi pedonali, le difficoltà dei marciapiedi, sempre più stretti per i pedoni, comunque ci si va con un buon spirito vagando quindi da una zona all’altra, lanciando degli sguardi curiosi a portoni semiaperti che nascondono spessissimo interessanti angoli di giardino. Quindi girovagando per la città meneghina il mio sguardo si inceppa su una galleria, galleria di negozi ben s’intende, e scopro un bellissimo mobile moderno di grande fattura, ma di fronte mi attira una luce giallastra data da pannelli che sembrano in vetro color oro vecchio. Beh è un Ristorante dal nome particolare, elegantemente serigrafato in trasparenza su una vetrata sopra la porta (a vetri) d’ingresso.

Un nome che forse non si azzecca con Milano dove tutti sembrano presi da una certa malattia: quella di correre. Beh il Ristorante di cui apro la porta si chiama “Desino Lento“. Che strano nome quasi antico, mi ricorda gli studi di latino, mi sembra che volesse dire “uscire dal digiuno”.

Sono in via Turati, largo Zandonai,  una zona centrale di Milano e mi appare questo locale intimo anche se non piccolo ed affacciato con cinque grandi vetrate in questa galleria protetta nella parte superiore da vetro e acciaio, quindi in vista, anche se una vista quasi privata. Beh vediamo se desinare lento mi porta delle particolari sensazioni.

I tavoli sono semplici e privi di tovaglietta, d’altronde l’impressione era di semplicità che non guasta specie per il mezzogiorno. La carta del menu ha poche cose, ma di vario genere, mi faccio portare dell’acqua e opto per un calice di vino bianco, penso di orientarmi al pesce, quindi abbinamento classico.

In attesa ecco arrivare un benvenuto o “amuse bouche”. Un carciofo croccante con polvere di rapa rossa e salsa al limone. Interessante anche se capisco che la cucina dello chef sembra amare i sapori decisi.

Ho optato per un risotto con le cozze e salsa verde.  Buona cottura e mantecatura all’olio. A seguire, sempre restando nel pesce, ho scelto un branzino croccante con peperone giallo dolce, cavolo nero che contrasta con quel suo fondo amarognolo, tre combinazioni interessanti che danno risalto alla polpa del pesce forse un po’ scialba. Un cestino di carta con piccole fette di pane tostato mi aiuta a pulire la bocca, il vino crea il giusto equilibrio con la sua acidità, togliendo l’eventuale grassezza del pesce.

Mi arriva anche un dessert, una gentilezza dallo chef che poi vorrei incontrare in questo suo locale con più di quindici tavoli che, mano mano che arrivavano i miei piatti, si è riempito come un uovo. Una mousse di cioccolato bianco con chicchi di meringa al cioccolato nero e “zeste” di arancio, forse mandarino, perché mi sembra più delicato. Sbircio il resto del menu che prevede 3 primi, 3 secondi, 3 dessert per un mezzogiorno con anche tortelli di zucca, uovo morbido con cavolfiore gratinato e maialino da latte… i prezzi, beh interessanti tenuto conto che si tratta di un pranzo e mi sembra che i commensali che mi trovo intorno sono compagni d’ufficio, habituè.

È preso in cucina, ma mi viene a trovare Domenico Della Salandra, lo chef Mimmo per gli amici, classe ’79 di origini pugliesi come denota il nome, ma nato in Germania dove i suoi erano emigrati. Dice di aver scoperto la passione per la cucina sin da giovanissimo per cui ha frequentato l’alberghiero di Vieste. Qui a Milano la sua carriera parte con varie collaborazioni e con la docenza a Congusto.  È stato chef del “Taglio” ma desiderava qualcosa di suo e “Desino Lento” è ciò che auspicava anche se, mi spiega apre solo a mezzogiorno e la sera è su ordinazione, specie per quel tavolo che è proprio fuori della cucina sulla parte ammezzata del locale, il tavolo dello chef da 8 max 12 persone. Con lui il suo sous chef Michele Ruggero.

“Un luogo dinamico dove mangiare bene, dove l’ospite si possa divertire a tavola tanto quanto io mi diverto in cucina. Voglio che i miei ospiti riconoscano i prodotti che uso e rimangano inalterati i sapori, sempre riconoscibili, esaltati da tecniche di cottura complesse, ma all’apparenza semplici. È giusto – dice sempre Mimmo – per una pausa pranzo in cui si può scegliere un piccolo menù degustazione, il Business Lunch, per assaggiare comunque la mia cucina, raffinata e creativa seguendo la stagionalità, infatti in carta i piatti variano. Si può scegliere fra tre antipasti, tre primi, tra cui il Riso Milano, tipico risotto allo zafferano in pistilli con midollo e Parmigiano Reggiano, tre secondi e tre dessert”.

Tra non molto per Il Salone del Mobile la galleria sarà zona d’incontro di architetti, design, giornalisti perché il negozio Interni, in cui mi ero soffermata a sbirciare il mobile, allestirà delle sedute e quindi un Food and Wine experience, art gallery e molto altro in un ambiente raffinato ed elegante, moderno e accogliente, ideale per un pranzo di lavoro o per un aperitivo accompagnato da ottima musica, per vivere in relax un momento di convivialità e assaporare un menu calibrato in declinazioni varie e gustose, sarà proprio ideale.

Si arriverà quindi alla prospettiva auspicata di un’offerta ancora più vasta in termini di orario e di piatti? Apertura serale, aperitivi “come una volta” e cene a 4 mani saranno i must dei prossimi mesi?

Un augurio che tutto vada come lo desideri Mimmo, la voglia c’è. la passione pure e anche la “mano”.

 

 

 

 

 

 

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